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Disturbi Psicosomatici

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Le malattie classicamente interpretate come psicosomatiche sono l’ipertensione arteriosa, l’asma bronchiale, la colite, l’ulcera, l’eczema, la psoriasi. In realtà questo elenco si amplia continuamente: gli stessi disturbi alimentari possono essere considerati tali, mentre per quanto riguarda altri disturbi psicosomatici possiamo identificarne moltissimi: la gastrite, la tachicardia, la cefalea, la dermatite, i disturbi sessuali, l’acne…l’elenco può essere molto lungo. Una corrente di pensiero considera di origine psicosomatica qualsiasi disturbo che non presenti una causa accertata di tipo fisico; dal mio punto di vista tutte le malattie esprimono un disagio psico-fisico vale a dire che come la depressione non è un problema esclusivamente relegato nella mente allo stesso modo la gastrite non è una patologia di uno stomaco ma di una persona che è un insieme di corpo e mente. Certo un conto è puntualizzare che non esistono patologie esclusivamente fisiche o mentali un altro è affrontare il tema della cura; ovviamente i sintomi che si esprimono nel corpo dal più lieve al più grave necessitano di una cura medica, che però non è esclusivamente fisica, vale a dire che anche il medico, anche con i farmaci, non si pone l’obiettivo di curare solo il corpo ma anche di accogliere la persona dolorante, spaventata, stressata…Addirittura studi scientifici stimati hanno dimostrato senza ombra di dubbio che la terapia di sostegno psicologico (in particolare di tipo immaginativo/meditativo) va a rinforzare positivamente la terapia medica in pazienti oncologici; questi studi hanno dimostrato quello che i nostri nonni ben sapevano e cioè che una persona malata nel corpo, anche gravemente, trae giovamento e aumenta le proprie possibilità di guarigione se accolto, sostenuto, confortato e soprattutto aiutato ad elaborare il senso della propria malattia. Per quanto riguarda i classici disturbi psicosomatici, come quelli sopra accennati, che non hanno una causa fisica accertata, le persone si sottopongono a tutta una serie di indagini cliniche senza arrivare ad alcuna conclusione. La diagnosi è “lei non ha niente” oppure “è un problema psicosomatico”: questo verdetto è normalmente assai svilente perché la persona, invece di rincuorarsi, siccome sta oggettivamente male, inizia ad incolparsi e sentirsi un malato immaginario, una persona debole che addirittura arriva a fingere un male per attirare l’attenzione su di sé. A questo punto inizia anche un serio problema di autostima che spesso è l’occasione della richiesta di aiuto psicologico, oltre ai sintomi depressivi, dovuti soprattutto alle limitazioni alla vita quotidiana e sociale causate dal disturbo psicosomatico. In questi casi, gli obiettivi dell’intervento psicoterapeutico sono focalizzati principalmente su dare un senso al disturbo specifico e sgomberare il campo dai sensi di colpa e di disistima, oltre a sostenere il paziente durante il periodo di cura. Tutti gli studiosi concordano poi sul fatto che le problematiche psicosomatiche esprimono il disagio della persona in un modo pre-verbale o pre-simbolico: ciò significa che la persona non ha la possibilità di portare a consapevolezza il proprio disagio ed esprimerlo verbalmente (“sono triste, sono incavolato nero”) perché questo si “scarica” direttamente sul corpo, esattamente come tutti noi facevamo quando eravamo piccoli e non sapevamo ancora come esprimerci. La terapia può quindi aiutare a sviluppare tale consapevolezza cercando di portare la persona ad esprimere il proprio disagio emotivo. Riuscire ad esprimere le proprie emozioni, anche quelle negative, è già spesso un passo decisivo se non risolutivo.La psicoterapia ad indirizzo psicosomatico aggiunge a tutto ciò l’utilizzo di tecniche ipnotiche, come laDistensione Immaginativa, che sono specifiche per questo genere di problemi perché “parlano” direttamente al corpo della persona. In particolare l’obiettivo è da una parte insegnare al corpo a rilassarsi perché probabilmente vive molto più lo stato di tensione che quello di rilassamento, dall’altra aiutare la persona a trovare un altro canale di espressione di sé. Queste persone infatti spesso hanno un’alta conoscenza analitica di loro stessi e delle loro problematiche ma la comprensione di sé da un punto di vista mentale resta completamente scollegata dal corpo.

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