Buttare via la spazzatura.
Come in ogni storia di campioni il primo passo verso il successo è rappresentato da un volontario atto di umiltà; un gesto semplice, noioso, di quelli che nessun campione si vanterebbe mai di fare. Eppure il maestro Miagi faceva “dare la cera e togliere la cera”, Socrates chiedeva di incominciare a buttare via l’immondizia. Gesti simbolici e umili che ci dicono che dalla fatica e talvolta dall’umiliazione nasce il riscatto, la strada per la libertà, per il successo, per la piena espressione del proprio talento. Chi fa lo sport ad alto livello ha profonda conoscenza del proprio corpo, ha educato duramente il proprio corpo, la propria mente e il proprio spirito a superare la fatica. Proprio per questo è più difficile per l’atleta rinunciare alla perfezione, ad aspettative elevate e a sogni di gloria. D’altra parte senza questo fuoco dentro probabilmente nessuno sportivo riuscirebbe ad emergere nelle difficoltà.Quando vuoi una cosa con tutte le tue forze, con tutto il tuo impegno e con tutto il tuo spirito prima o poi la ottieni: il problema però nasce proprio da questo “prima o poi”. Sì perché quando ti sei preparato per tanto e tanto tempo per un grande appuntamento quel “prima o poi” non ti va più bene: vuoi che sia ora, non prima e non poi. E allora vuoi così tanto che accada che ti viene quasi paura che non accada: “ e se poi sbaglio il colpo?”- “e se poi non faccio quel tempo”?- e poi gli altri cosa penseranno?” in questo fluire libero di pensieri tipo freestyle incontrollato di paure, ecco che ogni atleta cerca un appiglio a cui aggrapparsi per mantenere la fiducia.È uno stratagemma mentale grazie al quale in un momento di forte incertezza cerchiamo qualcosa di sicuro. L’atleta è spesso alla ricerca di un suo livello di confidence che lo possa aiutare ad attraversare la turbolenza che trova fuori dalla sua comfort zone. Per trovare questo stato di fiducia gli atleti a volte utilizzano strategie efficaci come routine, commitment (impegno), focalizzazione, altre volte invece incappano in strategie fallaci, elaborate che richiedono uno sforzo cosciente troppo dispendioso in termini energetici. Uno dei più diffusi errori è la tendenza al controllo: controllare le proprie emozioni, darsi istruzioni al momento sbagliato, giudicarsi quando si commette un errore sono alcuni di quei pensieri che un atleta deve imparare a buttare via per riconoscere e ampliare l’efficacia delle proprie strategie. Leggete questa piccola storia di due giocatori: “….Pietro e Matteo giocano entrambi a ping-pong….da più di 10 anni….quando possono praticano ogni giorno, amano questo gioco, per entrambi è importante e prezioso, dedicano tempo ed energie….entusiasmo e passione li accomunano di fronte al loro sport…qualcosa, qualcosa dentro di loro li differenzia profondamente…quando Pietro decide di giocare sa che c’è un tempo e uno spazio per giocare e un tempo e uno spazio per altre attività altrettanto importanti e significative….Matteo non riesce a toglierselo dalla testa e talvolta finisce per giocare anche quando sa…profondamente sa che potrebbe voler fare altre cose che la vita gli riserva….un sorriso si dipinge sul volto di Pietro quando è sul campo, quando colpo su colpo trova il piacere di giocare, di provarci, di trovare ogni volta il modo migliore possibile….pur un ottimo giocatore, sul viso di Matteo invece a volte appare una smorfia di tristezza..una sensazione tra l’ansia e il sentimento di colpa per non sentirsi all’altezza di Pietro…in colpa per l’invidia verso Pietro, in colpa verso se stesso per non sentirsi pienamente capace, dipendente molto dal giudizio degli altri….” Individuate quali pensieri buttare, scriveteli e cestinateli!
Uno dei momenti topici nei quali è importante saper buttare via tutti quei pensieri che non c’entrano nulla con i nostri obiettivi è l’errore. Già, per chi si è allenato per così tanto tempo è inconcepibile sbagliare: “non puoi sbagliare sta cosa” oppure “neanche quando ho iniziato sbagliavo sti colpi”. Forse molti atleti dimenticano che nello sport vince sempre chi sbaglia meno, mai chi fa tutto perfetto. “….entrambi incontrano sul campo e fuori momenti difficili…entrambi in un match incontrano difficoltà diverse…Pietro ad esempio proprio ora è in un momento difficile…forza ogni colpo per cercare di chiudere subito il punto….qualcosa nel suo movimento troppo violento, troppo affretato è fuori controllo….Pietro sa fare un passo avanti…quando è così Pietro è capace di rifocalizzarsi su ciò che sa fare…è il miglior alleato di se stesso in queste situazioni…è con se stesso ed èfelice…decidere di non obbligarsi ad abbassare il suo gioco per la paura di non farcela…contatta dentro di séquella vocina che gli suggerisce…sei profondamente capace!....Pietro riesce a godersi il gioco….quando Matteo affronta un momento difficile…. forza ogni colpo per cercare di chiudere subito il punto…quando qualcosa nel suo movimento troppo violento, troppo affrettato è fuori controllo….Matteo avverte un senso di umiliazione dentro di sé, di colpa, di insicurezza… e decide di fare un passo indietro…torna a palleggiare come un principiante…a rispondere ad ogni colpo dell’avversario…questo passo indietro lo fa essere lontano da se stesso…dal suo vero gioco…dal suo vero talento…dalle sue capacità…Matteo è un nemico di se stesso…e quando affronta un momento difficile perde la felicità…la sua paura di non essere all’altezza lo fa apparire sfrontato nei comportamenti…ma un sottile velo di tristezza nei suoi occhi fa intuire un’idea più umile di se stesso….”.
Il primo passo verso il successo è semplice, umile: butta via un po’ di spazzatura dal tuo cervello”