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Infortuni e riabilitazione.

mental coach milano

Da sempre atleta e infortunio rappresentano un binomio inseparabile.Il rischio, la spinta al miglioramento e la natura competitiva dello sport rappresentano per gli atleti una continua sfida con se stessi ad uscire dalla “comfort zone” per ricercare il proprio limite.Questa tensione continua è però anche occasione di infortunio, un momento difficile con cui ogni atleta deve fare i conti più o meno spesso nella propria carriera. Talvolta questi momenti sono la base per crisi lunghe e profonde, talvolta l’occasione per tornare più forti e fiduciosi di prima. Cosa rappresenta l’infortunio nella testa di ogni atleta?Quali sono i meccanismi psicologici alla base di un recupero efficace?Per ottimizzare il processo riabilitativo e di guarigione uno dei principali obiettivi è quello di supportare l’atleta a mantenere la fiducia, l’impegno e il coinvolgimento sul processo.Dal punto di vista fisico l’atleta infortunato deve lentamente riacquisire salute e parametri di efficienza fisica che gli permettano di rientrare. Dal punto di vista psicologico deve riprendere fiducia in se stesso (self confidence) e ricreare quel dialogo interno positivo per sostenere nuove sfide già a partire dal processo di riabilitazione. Una delle distinzioni fondamentali da cui partire è quella fra microtrauma e macrotrauma: le conseguenze e il vissuto psicologico è diverso e può avere chiare implicazioni per l'approccio che si utilizza con l'atleta.

La natura del trauma è uno dei fattori sport specifici che da un punto di vista clinico può influenzare la risposta psicologica all’infortunio.

Per quanto ridotta sia la letteratura specifica sull’argomento e gli studi condotti, ci sembra utile la distinzione tra microtrauma e macrotrauma fatta da Flint (Flint, 2005). Mentre un macrotrauma scaturisce da trauma acuto in cui un impatto o una forza causano danno al tessuto, un microtrauma scaturisce dal sommarsi nel tempo di tante piccole tensioni che determinano una lesione (Flint, 2005).

Nel caso di una frattura da stress ad esempio le possibili reazioni psicologiche e l’andamento della riabilitazione sono diverse. L’esordio dell’infortunio in questo caso non ha un’origine precisa ma è il risultato di continui sforzi e tensioni che si sommano fino a causare il danno del tessuto.

Un’ipotesi è che l’atleta può anzitutto andare incontro ad un lento e progressivo peggioramento delle proprie prestazioni senza saperne la causa per molto tempo; questo andamento può alimentare il dubbio e la sensazione di frustrazione, inficiando la qualità di allenamento e di vita dell’atleta. Come in ogni intervento di supporto psicologico diventa importante per l’atleta infortunato lavorare su obiettivi concreti o goal setting. Infortunandosi un atleta si allontana inevitabilmente dai suoi momenti migliori ed anche la sua autostima può subire contraccolpi significativi. Per riavvicinarsi a quanto perduto con l’infortunio un atleta deve essere supportato a riconquistarsi “il paradiso” attraverso piccoli passi, obiettivi concreti che danno direzione al paziente lavoro di recupero.In questa fase delicata è bene distinguere e far apprezzare all’atleta la differenza tra aspettative e obiettivi; se le une hanno a che fare soprattutto con speranze e desideri, gli altri hanno caratteristiche di concretezza e misurabilità.Proprio queste caratteristiche mantengono l’attenzione dell’atleta sull’azione e sul feedback immediato che ne deriva. In un momento difficile come l’infortunio, il migliore lavoro possibile è mantenere elevato il livello di motivazione e di autostima responsabilizzando l’atleta sul suo rientro alle gare.

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