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Fine carriera.

mental coach milano

Essere atleti è una realtà limitata nel tempo. L’impegno richiesto agli atleti a livello fisico fa sì che, inevitabilmente, ad una certa età si smetta. Per una fisiologica curva dell’invecchiamento un atleta è costretto a cessare la propria attività di alto livello. Le motivazioni con cui si lasciano i campi sportivi possono essere le più svariate, ma alla base del ritiro c’è l’incapacità del fisico di rispondere adeguatamente alle modificazioni indotte dall’allenamento. Su questo sfondo di inesorabilità si inseriscono però tutta una serie di processi mentali volti soprattutto a domandarsi chi si è una volta finita l’attività.Smettere di essere atleti significa cambiare molte delle proprie abitudini di vita e questo è un fatto da tenere in giusta considerazione. Quanto è facile dall’oggi al domani trovarsi con orari meno flessibili? Come valorizzare l’esperienza fatta in anni di competizioni?Cosa si è imparato dall’essere atleti?Cosa si desidera fare da grandi?

È chiaro che un atleta a fine carriera è chiamato a ridefinire e ridimensionare la propria parte di “atleta”. Il fine carriera può essere il momento per fare un’analisi globale più serena di se stesso, mettendo sul piatto le proprie paure di non riuscire ad essere all’altezza in nuove situazioni e i propri desideri di ritrovare il successo in altri campi.

Il fine carriera può essere anche un momento di instabilità emotiva, dove la persona può provare sentimenti di tristezza o di rabbia.Ognuno per mantenere buoni livelli di autostima ha la tendenza ad identificarsi con gli aspetti più desiderabili della propria personalità. Essere o essere stato atleta significa aver mantenuto agli occhi di chi ci guarda un’immagine positiva di sé: non sempre, a volte più altre meno, ma in generale è vero che agli occhi dei più l’atleta ha certamente una sua dote e una sua collocazione. Ecco perché molto spesso gli atleti a fine carriera hanno il bisogno di un lavoro di rafforzamento della propria identità e del proprio ruolo nuovo o futuro. A volte il gap tra realtà (fine carriera possibilità future e potenziali preoccupazioni) e aspettative o ricordi (atleta in forma e in salute)  può aumentare e l’atleta rischia di diventare l’ombra di se stesso, fragile e nostalgico dei momenti migliori. Mancandogli una parte importante della propria identità, l’atleta rischia di trovarsi con un grosso vuoto nella propria personalità, difficile da colmare senza un cambio di prospettive e obiettivi.Per poter uscire da questa spirale, si deve anzitutto portare la persona a riconoscere ed accettare la nuova condizione trasformando i propri sentimenti di rabbia in azioni concrete per affrontare nuove esperienze di vita. Per questo in ogni fase della propria  carriera porsi obiettivi di vita al di fuori dello sport può facilitare la presa di coscienza personale e mantenere elevata l’autostima.

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