top of page

Mindfulness.

mental coach milano

Le aspettative

Vincere e perdere sono temi che si legano a doppio filo con lo sport. Il mondo dello sport a cui molto spesso pensiamo e con cui ci identifichiamo è quello che ci viene presentato dai mass

media come i giornali o la tv. Per fare breccia le notizie ci raccontano il campione, il fenomeno, il modello che tutti vorrebbero essere e a cui soprattutto i giovani guardano con rispetto e ammirazione. Ma cosa guardiamo del campione?

Semplicemente il risultato finale, la sua impresa, il suo successo in termini di popolarità, danaro e prestigio. Il rischio è sempre di dimenticare la persona che sta dietro allo sportivo e il processo che ci serve per raggiungere quel risultato, la storia, la maturazione, il cammino che serve per arrivare fin lì. Per i campioni sembra che non sia mai possibile cadere, fallire, ma la realtà è ben diversa: dietro ad atleti di successo si cela molto spesso grande insicurezza, mancanza di fiducia, scarsa autostima, eccessiva dipendenza dal risultato finale: tutti insieme, questi elementi diventano un pesante macigno da sopportare, soprattutto se a portarli sono ragazzi giovani, tanto talentuosi e prestanti dal punto di vista fisico quanto inesperti e fragili dal punto di vista psicologico e della personalità.

La figura dell’allenatore diventa centrale nelle fasi di sviluppo e completamento di un giovane atleta.  L’allenatore è un punto di riferimento per la maturazione del giovane perché supporta la sua crescita non solo in termini tecnici, ma anche psicologici, coinvolgendo, comunicando fiducia, dando supporto nei momenti in cui un atleta esce dalla “zona”.  Una delle competenze richieste in un buon coach quando il peso delle aspettative diventa eccessivo per il giovane-atleta è l’ Orientamento al processo. Si traduce con la capacità di dare supporto all’identità al di là dei risultati che l’atleta sta conseguendo in quel determinato periodo. Un buon allenatore deve sapere riconoscere che la forma di un atleta è frutto di una molteplicità di fattori e che questi fattori non possono dipendere solo da una buona programmazione: il contesto di allenamento, i rapporti con la squadra, i timori e le motivazioni personali hanno un peso altrettanto rilevante nello stato di forma e nel rendimento degli atleti. Se un allenatore punta solo sulla sua buona capacità di pianificazione dell’allenamento, il suo livello di ansia lo porterà a perdere il contatto con le reali esigenze dell’atleta in quel momento e con quello che sta avvenendo in quel particolare processo evolutivo dell’atleta.Per rimanere ancorati al processo è importante mantenere sempre alzate le antenne sulla componente emotiva propria e dell’atleta: Come si sta vivendo l’allenamento? Come si reagisce ai cambiamenti? I cambiamenti nell’allenamento generano insicurezza o si mantiene la fiducia di fare sempre il meglio possibile? Se la reazione al cambiamento è vissuta troppo negativamente, ciò può essere dovuto ad un appiattimento dell’emotività che riduce la disponibilità ad apprendere, e quindi di allenarsi, di un atleta. I cambiamenti avranno delle conseguenze sul risultato finale? Quante volte allenatori e atleti si preoccupano per le conseguenze che un cambiamento potrà avere su un obiettivo a medio-lungo termine. Questo chiaro segno di ansia d’anticipazione talvolta compromette gli sforzi quotidiani levando intensità,entusiasmo ed efficacia al processo di allenamento. In queste situazioni un buon coach deve mantenere elevato il proprio grado di coinvolgimento al progetto e rassicurare circa i piani che cambiano. Rimanere ancorati al processo vuol dire sapersi adattare agli ostacoli che l’allenamento presenta senza perdere efficacia nel proprio modo di comunicare, mantenendo un atteggiamento consapevole e attivo anche quando gli eventi sembrano sfuggire di mano. Se vogliamo supportare i nostri atleti a ritrovare la fiducia, dobbiamo sapere sviluppare un dialogo interno efficace anche nei momenti difficili in modo da trasmettere fiducia non solo a parole, ma anche attraverso il linguaggio del corpo e il comportamento.

bottom of page