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Rabbia e paura. Le emozioni in preparazione mentale.

Le emozioni accompagnano ogni esperienza della nostra vita. Spesso le emozioni sono proprio ciò che dà colore alla nostra quotidianità. Le emozioni hanno la capacità di imprimere nel nostro corpo ricordi indelebili che ci potevano sembrare dimenticati.

Un profumo, un’immagine, una parola e tutto riappare come per magia nel nostro cervello. Le emozioni sono una preziosa fonte di energia, hanno a che fare con i nostri bisogni più primitivi e proprio perchè ci rimandano ad un mondo arcaico e istintivo qualche volta ci spaventano. Dominare le emozioni è un’immagine fredda che ricorda il volto glaciale di certi atleti concentrati e pronti a scendere da protagonisti nell’arena.

In realtà la psicologia dello sport ha ormai ampiamente dimostrato con ricerche e interventi che il vero segreto non è controllare le emozioni ma essere capaci di riconoscerle e viverle appieno cavalcando quell’energia che portano con sé.

In un piano di preparazione mentale deve essere dato un certo spazio alla parte emotiva dell’individuo lavorando su tutti quei vissuti emotivi che emergono durante il cammino.

Rabbia e aggressività sono spesso la prime emozioni su cui inizio a lavorare. Sono emozioni che scaturiscono dalla pancia e sono un puro concentrato di energia. Senza questa forza che trascina ogni nostro comportamento facciamo fatica ad affermare ciò che vogliamo davvero. Come dicevo parlando in un colloquio con un motociclista le emozioni sono come la benzina con un alto numero di ottani: rende il motore potente, più scattante, più veloce. Rabbia e aggressività sono potenza pura e non bisogna mai rinunciare ad un’azione decisa e vigorosa quando siamo alle prese con un gesto atletico. Tuttavia la rabbia, se non adeguatamente convogliata, rischia di annebbiarci il cervello. Si dice infatti “accecati dall’ira” per dire che le funzioni più nobili che ci mettono in contatto con il mondo esterno sono compromesse. Come si lavora sulla rabbia? I ferri del mestiere che utilizzo maggiormente quando lavoro sula rabbia sono le tecniche di bioenergetica: consistono nel contattare ed esprimere la propria rabbia attraverso il corpo. questa fase del lavoro aiiuta a capire l'importanza di espressione del proprio potenziale che se non ascoltato può dare quella sensazione di sentirsi ingabbiati, freddi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Paura e ansia

Ci confrontiamo ogni giorno con le nostre paure. la paura è un'emozione che ci aiuta a sopravivere nelle situazioni in cui avvertiamo una sensazione di pericolo. la persona comune vedee l'atleta come una persona senza paura, determinata al raggiungimento del successo. In realtà non è proprio così. Una nuotatrice di alto livello con cui ho lavorato durante un colloquio mi disse della sua terribile paura dell'acqua profonda e scura, nella quale non avrebbe mai nuotato per il timore di quello che poteva esserci sotto.  Mentre la rabbia è localizzata nella pancia, la paura ha a che fare con il respiro: la persona che ha paura, diventa tesa e si dimentica di respirare. Il respiro dell'ansia è un respiro superficiale, le spalle tendono a sollevarsi: l'effetto è quello del "palloncinno gonfiato" che vola leggero verso l'alto senza peso e senza forza. La sensazione psicologica è quella di non essere presenti al momento dell'agone, della lotta. La persona è presa dai propri pensieri, concentrata sul giudizio altrui. Come nei momenti in cui dobbiamo fronteggiare una minaccia, l'attenzione è concentrata sulla situazione che dobbiamo affrontare. Aspettative, timore del giudizio altrui e dubbi sul proprio livello di preparazione sono i nemici principali in un momento di ansia. Come lavoro sugli stati di ansia? dopo una prima fase di valutazione dello stato di ansia dell'atleta, si cerca di riformulaare in termini positivi il vissuto di ansia. L'ansia, le gambe dure, il fiato corto sono sensazioni alle quali è importante abituarsi senza subire passivamente i seganli che arrivano dal corpo. Propongo quindi alcuni incontri sulla tecnica della Mindfulness applicata al movimento. L'obiettivo è costruire unatteggiamento non giudiicante della propria esperienza aiutando l'atlea a fermare la rimuginazione, una forma di continui dubbi e insicurezza sulla propria condizione.

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